Creare
filatoi meccanici, locomotive, shrapnel, revolver, viscosimetri, applicazioni
per cellulari e computer, macchine da scrivere o per cucire, per fabbricare
chiodi, borse, gioielli... È impossibile sintetizzare in poche parole le diverse
e numerose implicazioni che il verbo creare
suggerisce. La sua variegata serie di sfaccettature coinvolge, infatti, quasi
ogni branca dello scibile umano: dalla religione alla mitologia, dalla
letteratura alle arti, dalla scienza alle applicazioni tecnologiche. Questo
stesso blog, che cerca di indagarne i misteri, addentrandosi nei meandri più nascosti
dei suoi significati più o meno conosciuti, è stato creato a sua volta: il
ciclo continua, infinito,e ricorda il serpente che si mangia la coda,
l’Uroboro, che ritorna su se stesso in un eterno circolo di creazione -
distruzione – risurrezione come la Fenice. Grandi scrittori, da Dante, Petrarca,
Tasso, a Manzoni, Quasimodo, Pirandello, ecc. (cfr. le relative citazioni nella
sezione Narrazioni) hanno concentrato la loro attenzione su questo verbo, hanno
giocato e si sono macerati con esso nei loro capolavori. Si potrebbe quasi dire
che la parola creare nasca con la creazione dello stesso Adamo. Proprio
intorno a quest’evento si concentra in effetti tutta la problematica dell’atto
creativo: Dio crea dal nulla l’uomo, ma utilizza la creta, plasmando e
trasformando il fango in un essere vivente simile a se stesso. Del resto i
Greci ritenevano impossibile che qualcosa avesse origine dal nulla, e nella
loro mitologia la creazione del mondo altro non è che la fine del Caos e
l’affermazione dell’Ordine. Lo stesso verbo poiein, che oltre a significare “fare”, e
inizialmente era utilizzato per indicare
il lavoro creativo proprio dei vasai, in seguito passò a designare l’ “arte del
fare”, e in particolare del comporre versi, cioè l’arte della poesia. Quindi
l’arte della creazione sembra strettamente connessa con l’abilità di modificare
un dato reale in un altro completamente nuovo e diverso, insomma con il
reinventare la realtà. In italiano, la parola ha una evidente connotazione
religioso-cristiana. Dal XIII secolo il lemma acquista anche i significati di
foggiare, modellare, costruire, inventare, ricollegandosi idealmente in questo
modo alla tradizione classica del mondo greco-romano. Dall’ atto creativo
materiale, l’uomo modellato dal fango, fino all’atto creativo di entità
semireligione o totemiche come per esempio il Golem, il passo può essere breve.
Presso gli Ebrei del XVI secolo si diffuse la leggenda del Golem (termine
ebraico che vuol dire “embrione”), un automa di argilla in forma umana, creato
da un rabbino di Praga e considerato protettore degli ebrei contro le
persecuzioni. Il desiderio dell’uomo di manipolare la realtà a proprio
piacimento, l’illusione di essere creatore si concretizza nelle versioni
letterarie del Frankenstein di Mary
Shelley e le invenzioni fantascientiche di Karel
Čapek, con
la creazione dei robot universali di Rezon,
si può
pensare che si spinga fino al mondo virtuale di Internet, dei blog, dei siti, dei social network. Sempre vivo, quindi, si ripresenta sotto forme diverse
nelle realizzazioni delle Isole di Dubai, dei set cinematografici, delle
scenografie teatrali e, perché no, degli stessi ambienti urbani. Innumerevoli
opere d’arte testimoniano questa aspirazione a migliorarsi, fino a diventare
perfetti. L’arte del creare è un elemento costante e
imprescindibile della nostra cultura quotidiana. “Creiamo secondo
le nostre possibilità e nel nostro modo perché siamo stati creati, fatti a
immagine e somiglianza di un Creatore”, come scrive Tolkien nel saggio On Fairy Stories (“We make in our
measure and in our derivative mode, because we are made: and not only made, but
made in the image and likeness of a Maker”). Concludiamo con la parola “creatore”, che significativamente
sintetizza molte delle riflessioni finora fatte. Il termine, oltre a indicare
ovviamente il Creatore per eccellenza, è stato curiosamente utilizzato per indicare
un tipo di fresa, un utensile che ha
un nome e una funzione molto creativa
al tempo stesso. Insomma da Adamo - Eva a
Pandora, da Dedalo e Icaro a Leonardo, da Archimede a Galilei, dal Golem a
Frankenstein e molti altri non citati,
tutti hanno tentato di superare i propri limiti, ma pochi sono riusciti a raggiungere la fama delle
vette eccelse.
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