venerdì 15 giugno 2012

Un abstract di 1000 caratteri


Creare filatoi meccanici, locomotive, shrapnel, revolver, viscosimetri, applicazioni per cellulari e computer, macchine da scrivere o per cucire, per fabbricare chiodi, borse, gioielli... È impossibile sintetizzare in poche parole le diverse e numerose implicazioni che il verbo creare suggerisce. La sua variegata serie di sfaccettature coinvolge, infatti, quasi ogni branca dello scibile umano: dalla religione alla mitologia, dalla letteratura alle arti, dalla scienza alle applicazioni tecnologiche. Questo stesso blog, che cerca di indagarne i misteri, addentrandosi nei meandri più nascosti dei suoi significati più o meno conosciuti, è stato creato a sua volta: il ciclo continua, infinito,e ricorda il serpente che si mangia la coda, l’Uroboro, che ritorna su se stesso in un eterno circolo di creazione - distruzione – risurrezione come la Fenice. Grandi scrittori, da Dante, Petrarca, Tasso, a Manzoni, Quasimodo, Pirandello, ecc. (cfr. le relative citazioni nella sezione Narrazioni) hanno concentrato la loro attenzione su questo verbo, hanno giocato e si sono macerati con esso nei loro capolavori. Si potrebbe quasi dire che la parola creare nasca con la creazione dello stesso Adamo. Proprio intorno a quest’evento si concentra in effetti tutta la problematica dell’atto creativo: Dio crea dal nulla l’uomo, ma utilizza la creta, plasmando e trasformando il fango in un essere vivente simile a se stesso. Del resto i Greci ritenevano impossibile che qualcosa avesse origine dal nulla, e nella loro mitologia la creazione del mondo altro non è che la fine del Caos e l’affermazione dell’Ordine. Lo stesso verbo poiein, che oltre a significare “fare”, e inizialmente era utilizzato  per indicare il lavoro creativo proprio dei vasai, in seguito passò a designare l’ “arte del fare”, e in particolare del comporre versi, cioè l’arte della poesia. Quindi l’arte della creazione sembra strettamente connessa con l’abilità di modificare un dato reale in un altro completamente nuovo e diverso, insomma con il reinventare la realtà. In italiano, la parola ha una evidente connotazione religioso-cristiana. Dal XIII secolo il lemma acquista anche i significati di foggiare, modellare, costruire, inventare, ricollegandosi idealmente in questo modo alla tradizione classica del mondo greco-romano. Dall’ atto creativo materiale, l’uomo modellato dal fango, fino all’atto creativo di entità semireligione o totemiche come per esempio il Golem, il passo può essere breve. Presso gli Ebrei del XVI secolo si diffuse la leggenda del Golem (termine ebraico che vuol dire “embrione”), un automa di argilla in forma umana, creato da un rabbino di Praga e considerato protettore degli ebrei contro le persecuzioni. Il desiderio dell’uomo di manipolare la realtà a proprio piacimento, l’illusione di essere creatore si concretizza nelle versioni letterarie del Frankenstein di Mary Shelley e le invenzioni fantascientiche di Karel Čapek, con la creazione dei robot universali di Rezon, si può pensare che si spinga fino al mondo virtuale di Internet, dei blog, dei siti, dei social network. Sempre vivo, quindi, si ripresenta sotto forme diverse nelle realizzazioni delle Isole di Dubai, dei set cinematografici, delle scenografie teatrali e, perché no, degli stessi ambienti urbani. Innumerevoli opere d’arte testimoniano questa aspirazione a migliorarsi, fino a diventare perfetti. L’arte del creare è un elemento costante e imprescindibile della nostra cultura quotidiana. “Creiamo secondo le nostre possibilità e nel nostro modo perché siamo stati creati, fatti a immagine e somiglianza di un Creatore”, come scrive Tolkien nel saggio On Fairy Stories (“We make in our measure and in our derivative mode, because we are made: and not only made, but made in the image and likeness of a Maker”). Concludiamo con la parola “creatore”, che significativamente sintetizza molte delle riflessioni finora fatte. Il termine, oltre a indicare ovviamente il Creatore per eccellenza, è stato curiosamente utilizzato per indicare un tipo di fresa, un utensile che ha un nome e una funzione molto creativa  al tempo stesso. Insomma da Adamo - Eva a Pandora, da Dedalo e Icaro a Leonardo, da Archimede a Galilei, dal Golem a Frankenstein  e molti altri non citati, tutti hanno tentato di superare i propri limiti, ma pochi  sono riusciti a raggiungere la fama delle vette eccelse.

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